La graphic novel la Malerbe della fumettista sud coreana di Keum Suk Gendry-Kim, è una lettura potente che attraverso la storia di vita di Yi Okseon racconta il dramma delle comfort woman, schiave sessuali dell’esercito giapponese durante la Seconda guerra mondiale. La Malerbe diventa quindi una testimonianza “grafica” di quegli anni. Tutto inizia nel 1934 in Corea, quando Yi Okseon era ancora una bambina e sognava solo di andare a scuola.
La sua famiglia era di umili origini e Yi Okseon aiutava la madre nelle faccende domestiche e nella cura dei fratelli. Il cibo non bastava per tutti e il padre era malato. La bimba Okseon affronta queste difficoltà con il sorriso nella speranza che prima o poi, aiutando la madre, sarebbe potuta andare a scuola. La situazione familiare però non era facile e la madre fu costretta a darla in adozione ad un’altra famiglia.
A Yi Okseon le era stato promesso che questa nuova famiglia si sarebbe presa cura di lei e che l’avrebbero mandata a scuola. Da quel giorno invece la vita di Yi Okseon cambiò di punto in bianco per un viaggio di non ritorno.

I disegni
Keum Suk Gendry-Kim disegna la piccola Okseon come una bimba forte, con carattere, che non si abbatte di fronte alle difficoltà. Nella lettura ci si immerge nella vita della giovane Yi Okseon, per poi ritrovare l’Okseon dei giorni nostri. Presente e passato si intrecciano nel racconto e si sommano in un unico piano, del resto questa memoria storica è ancora attuale e soprattutto da non dimenticare.
Le tavole rispettano questo passato, il bianco e nero non nasconde la violenta verità di quegli anni ma lo rappresenta. Il dolore di quelle donne è vivo e diventa una macchia nera nei disegni di Keum Suk Gendry-Kim. Ci sono tavole rappresentano la storia di quegli anni, altre invece paesaggi e attimi di silenzio quasi a lasciar sedimentare quanto si legge.
La Malerbe è una graphic novel coraggiosa e struggente. I pensieri della piccola Yi Okseon si intrecciano a quelli della Yi Okseon di oggi, che racconta la sua storia. Sono pensieri semplici e potenti. Keum Suk Gendry-Kim tratteggia poi l’Yi Okseon di oggi, ottantenne, come una donna tenace che continua a battersi per i propri diritti e capace comunque di sorridere nonostante l’orrore vissuto. Non si cerca di impietosire il lettore, ma di renderlo testimone di quello che è stato, per non dimenticare.
Yi Okseon e le Comfort woman
La storia di Yi Okseon
Keum Suk Gendry-Kim racconta nella Malerbe la storia vera della signora Yi Oskeon. Nel 1942 Yi Oskeon viene rapita da due uomini, un coreano e un giapponese che la resero “comfort woman”. Venne costretta a prostituirsi per l’esercito giapponese in Cina. Rimase in Cina fino al 2000, quando alla morte del suo secondo marito, decise di rientrare in Corea del sud. Yi Oskeon andò a vivere nella House of Sharing, una casa comune buddista che accoglie le halmoni (nonne) come vengono oggi chiamate le comfort woman in Corea del sud.
Chi erano le Comfort Woman?
La scelta di questo termine “donne di conforto”, le “comfort woman” è un eufemismo che tenta di sviare dalla verità di quel che stato: donne prese con violenza, violate dall’esercito giapponese a partire dal 1932 fino alla fine della guerra. Si parla di circa 200.000 donne, coreane ma anche cinesi, filippine e indonesiane. Si tratta quindi di schiavitù sessuale. Le giovani donne di famiglie povere venivano reclutate con l’inganno e con la promessa di un lavoro, oppure rapite e portate nelle “comfort station” disseminate nel territorio cinese. Erano veri e propri bordelli dedicati all’esercito giapponese e controllati dall’armata del Sol Levante.

A guerra finita vennero abbandonate senza cibo né soldi, molte di loro sono rimaste in Cina, altre sono riuscite a tornare nei loro paesi d’origine, alcune per la vergogna di quanto subito si sono suicidate. Di fronte ad un’immensa tragedia, anche le vittime riuscivano a ricordare a fatica quanto vissuto. La Corea del sud è lo stato che ha contato più vittime, eppure solo a partire dal 1990 si sono raccolte testimonianze di questo periodo storico non solo in Corea, ma anche in Giappone, Filippine, Indonesia e Tailandia.
Le sopravvissute a questo orrore cercano ancora oggi di ottenere le scuse ufficiali del governo giapponese per quanto è accaduto. Solo riconoscendo la verità di questa tragedia e ascoltando la testimonianza di chi ha vissuto questi crimini si potrà avere una forma di giustizia. Perché il passato è presente e dalla storia si impara.
L’autrice Keum Suk Gendry-Kim
Per l’autrice Keum Suk Gendry-Kim l’incontro con Yi Okseon è stato fondamentale. Poter parlare con questa donna, che aveva lottato per la sopravvivenza, ascoltare la sua storia e la sua testimonianza, è stato il motore per scrivere questa graphic novel. Le tavole parlano sì della tragedia che la guerra ha portato, della disparità delle classi sociali, ma anche della forza di Yi Okseon e del suo attaccamento alla vita. Del suo amore per la vita.
Kim Suk Gendry-Kim ha sentito l’urgenza di dover raccontare questa storia, partendo proprio da un punto di vista femminile. Tantissime figlie di famiglie povere vennero scarificate in nome della guerra dell’imperialismo, private dei loro diritti e ridotte in schiavitù. A guerra finita poi, restavano le ferite e l’indifferenza dei posteri.

Keum Suk Gendry – Kim ha cercato di dare voce a queste donne senza però cedere ad una narrazione basata sullo sfogo della sofferenza e del risentimento che in coreano si chiama “han”. La sua è graphic novel è dedicata a Yi Okseon e a tutte le donne vittime di queste violenze, è una testimonianza, ma anche la prova della forza di queste donne, che seppur piegate da un destino tragico, non hanno perso la speranza né la gioia di vivere. La Malerbe, appunto, un filo d’erba che si piega di fronte alle intemperie e resiste nella sua unica bellezza.
Se vuoi leggere altre recensioni di Coreanamente, clicca qui